Il corpo sa esattamente cosa ci manca, conosce ciò di cui abbiamo bisogno, quello che abbiamo sopportato o a cui abbiamo reagito in modo “allergico”
Alice Miller (La rivolta del corpo)
Il nostro corpo ha una memoria inconscia molto potente. Qualsiasi tentativo della mente di “nascondere sotto il tappeto” sensazioni, pensieri o emozioni per fare finta che non esistano, non passa inosservato. Diciamo che per il corpo non vale l’idea magica “se non ti vedo non esisti”.
Che sia una sensazione di stanchezza, un’emozione di rabbia, un pensiero spiacevole ridondante, ignorarlo non porterà alla sua scomparsa come per magia. La distrazione potrà essere una soluzione temporanea, ma per esperienza personale, posso confermare che ciò che abbiamo tentato di ignorare, troverà lo spazio, il tempo e il modo per farsi sentire e spesso lo spazio di cui necessita lo trova nel corpo: “se non ti sei fermatə per ascoltarmi quando mi sono fatto vivo nella tua mente, dovrai farlo quando mi presenterò nel tuo corpo, perché lì sarai costrettə a FERMARTI” (sì, sto dando la voce a un pensiero o a un’emozione che ti parla. Lo/a immagino proprio così, ma non ha un’aria intimidatoria… solo un po’ di rimprovero, ma con il tono di una madre o un amico che “lo dice per il tuo bene”).
Questo pensiero o questa emozione non vanno visti come minacce, sono in realtà lì per avvertirci, sono un campanello d’allarme che ci sta dicendo che c’è qualcosa che non va in un qualche ambito della nostra vita.
La tristezza, la paura, l’ansia, la rabbia sono spesso dipinte come emozioni “negative”, ma non sono tali. Possono essere “spiacevoli”, certo, ma hanno una funzione di allarme, di sopravvivenza. Pensaci, se non fosse stato per queste e, ad esempio, l’uomo primitivo non avesse provato paura e l’istinto di scappare di fronte a un leone che lo guarda con l’acquolina alla bocca, immaginandolo come la propria cena, oggi non sarei qui a scrivere di questo e anzi… la specie umana non ci sarebbe!
Per quanto spiacevoli, sono emozioni che accorrono in nostro aiuto per avvertirci che c’è qualcosa che non va o che c’è qualcosa che richiede la nostra attenzione (magari per essere semplicemente riconosciuto, o elaborato).
Non fermarsi per ascoltarle e osservarle le farà crescere a tal punto che si manifesteranno tramite altri canali e modificazioni fisiologiche (corporee): che possa essere un mal di testa, un mal di stomaco, l’insonnia, l’attacco di panico, un mal di schiena, la tachicardia, fino ad arrivare all’indebolimento del sistema immunitario che ci renderà più vulnerabili davanti a stati infettivi (immaginate anche solo una banale influenza)… “se non ti sei fermatə prima, dovrai farlo ora” (è sempre l’emozione che parla)! Davanti a questi sintomi poi rispondiamo con il farmaco senza andare minimamente andare ad indagare la causa dell’insorgenza. Lungi da me giudicare l’uso dei farmaci, ma che una persona decida di utilizzarli o meno per eliminare il sintomo, credo sia una scelta consapevole e di amore verso se stessi, fermarsi ad osservarlo per riconoscerlo e magari prevenirlo nel futuro, piuttosto che “nascondere anche lui sotto al tappeto”… tamponando ancora una volta per avere un beneficio nel breve termine. Riconosci il circolo vizioso che così si viene a creare? Il nostro corpo avrà quindi bisogno di sintomi sempre più “potenti” per attirare la nostra attenzione… sintomi sempre più “pericolosi”.
Spesso il sintomo che si presenta nel corpo è solo la punta dell’iceberg
Tutto questo perché? Perché non abbiamo tempo per fermarci e dedicarci un momento per riposare, per fare ciò che ci piace, per piangere o per arrabbiarci e mandare tutto a quel paese per qualche ora?! Pensaci.. credi che il gioco valga la candela?
Il corpo ricorda tutto ed essendo la tua unica vera dimora, è tua – solo tua – responsabilità prendertene cura.